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ESCAPULARIUM FLOW 
...E LA SUA STORIA

 

 

 

 

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MANDALA

 

Tra arte e spiritualità da oriente a occidente

 

 

“Mandala” è una parola che ci giunge dal Sanscrito e che significa “cerchio”.

 

Il termine mandala è un termine che indica un oggetto sacro di forma rotonda, relazionato alla luna e al sole. Originario dell’India, i mistici se ne servivano nei loro momenti di riflessione e solitudine.

 

Mandala è molto più che una raffinata forma d’arte: si tratta di un simbolo spirituale e rituale di origine antichissima che rappresenta l’universo. I mandala tradizionali, sono ancora oggi realizzati con immensa pazienza dai monaci che utilizzano sabbia finissima di diversi colori per tracciare intricati disegni concentrici e che vengono usati per definire uno spazio sacro, focalizzare l’attenzione, ritrovare la calma, l’equilibrio e per favorire la meditazione.

Non appena il disegno è terminato viene immediatamente distrutto nel corso di una cerimonia nella quale la sabbia utilizzata viene mescolata e gettata in un corso d’acqua per ricordare che tutto è effimero e che nulla dura per sempre, aiutandoci a distaccarci dalle cose materiali.

 

Il mandala si diffuse in tutto l’Oriente per poi arrivare nell’Ovest grazie agli studi di Carl Gustav Jung, il padre della psicologia analitica o psicologia del profondo, il quale scrisse ben quattro saggi sui Mandala dopo averli studiati per oltre venti anni.

 

La pratica del mandala persegue tre scopi secondo Jung: centrare, guarire, crescere.

Centrare significa cogliere l’essenziale, valutare lo scopo prioritario dei valori della vita.

Guarire, che è l’espellere i turbamenti e le forze perturbatrici.

Crescere, che è il proiettarsi verso una nuova dimensione, verso la meta della catarsi, la purificazione. Non c’è presa di coscienza senza dolore.

Dove l’amore impera non c’è desiderio di potere e dove il potere predomina manca l’amore.

L’uno è l’ombra dell’altro.

Jung sosteneva che la” visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia.”

 

Nei tempi passati anche gli sciamani utilizzavano proprio il mandala per curare. Lo sciamano tracciava un cerchio nella sabbia e poi tracciava simboli e figure utilizzando argille di diverso colore. Al termine del rito il paziente distruggeva il mandala simbolo del suo corpo; il male veniva allontanato e in molti casi la malattia debellata.

La distruzione del mandala era il culmine dell’evento del transfer uomo-figura, il male passava al mandala e tramite il mandala veniva annullato.

 

 

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MANTRA GANESH

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“colui che rimuove gli ostacoli”

 

Nei testi sacri Ganesh, o Ganesha, chiamato anche Ganapati

è considerato “colui che rimuove gli ostacoli”.

 

Lord Ganesh è il Dio dalla testa di elefante adorato per la sua conoscenza e saggezza, distruttore degli ostacoli di ordine materiali e spirituali, della negatività e della paura, difende le buone azioni e semina difficoltà sul cammino dei malvagi.

Ganesh è una divinità molto amata e invocata, è anche il distruttore della vanità, dell’orgoglio e dell’egoismo, è il Signore del buon auspicio.

 

La spiritualità è dentro ognuno di noi. Al di là delle religioni, ci sono delle figure divine che affascinano tutti, una di questa è sicuramente il Dio indiano Ganesh per Letera33

 

Ogni religione ha degli elementi, dei personaggi, delle storie e delle figure mistiche che incantano. L’induismo ha una forza visiva e un impatto narrativo importante, più di altre religioni,

fatto anche da luci, colori e racconti appassionati.

 

Il Dio Ganesh incarna la perfetta armonia tra le energie maschili, espresse dal dio Shiva e le energie femminili espresse dalla sua consorte Shakti. Si tratta della fluida unione tra forza e delicatezza, tra potenza e grazia oltre all’esprimere la predisposizione a saper distinguere la verità da ciò che è illusorio e la realtà da ciò che è immaginario.

 

In questo testo sacro viene menzionato uno dei mantra tra i più noti e potenti associato al Dio Ganesh, è tradizione che tutte le sessioni di bhajan (canti devozionali) comincino sempre con un'invocazione a Ganesh, Signore del "buon inizio".

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“Om Gam Ganapataye Namah” che significa letteralmente traducibile, in modo approssimativo come: “Mi arrendo a Te, o Signore di tutti gli esseri”.

Dagli studi approfonditi degli storici delle religioni, si è appurato che il culto di Ganesh era presente in Giappone sin dall’antichità. 

Tra le tante definizioni di Ganesh spicca quella di Omkara o Aumkara, ovvero “avente la forma della Om o Aum.
Il sacro OM è considerato dall’Induismo il più potente simbolo universale della divina presenza e il suono che si generò alla creazione del mondo: Ganesh è dunque l’unico Dio del pantheon indiano associato anche fisicamente col sacro suono primordiale e con l’origine dell’Universo.

 

Ganesh governa il chakra della “radice” e “sostegno”, il chakra della radice è tutto incentrato sulla stabilità, e se la base non è stabile, tutto il resto inizierà a vacillare.

 

Il primo chakra Muladhara rappresenta il nostro radicamento, il nostro istinto di sopravvivenza, il bisogno di sicurezza, la stabilità, ed è collegato al soddisfacimento dei nostri bisogni primari

 

 

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NODO INFINITO O NODO ETERNO

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dove tutto è connesso

“Come gli altri ti trattano è il loro karma, come tu reagisci è il tuo”
 

 

Il nodo senza fine è forse il più complesso dei simboli buddisti da capire.  

Questo intreccio, il nodo non sciolto, senza fine è uno dei simboli sacri, rappresenta l'interconnessione di tutti gli eventi della vita, in cui ogni cosa che accade dipende da innumerevoli eventi accaduti prima.

 

Un ciclo di “causa ed effetto” dove ogni cosa è unita le energie che metti nel mondo sono quelle che ti tornano, un amuleto per ricordare l’importanza delle azioni e delle parole che se mantenute positive ritornano a noi positive, potremmo parlare di Karma.

 

Il termine Karma ha un’origine sanscrita e deriva dalla parola “Kr” che vuol dire “azione”, in pratica, sta a significare che tutte le azioni fisiche che compiamo hanno sempre una conseguenza.

A dispetto di quanto si è portati a pensare, soprattutto nella mentalità occidentale, il Karma non punisce e non premia, ma è del tutto neutrale. Il Karma non c’entra nulla con il “divino” non si tratta di una forza in grado di regolare fortune o sfortune perché, secondo la legge del Karma nessuno può sottrarsi alle conseguenze delle sue scelte. Spesso il Karma è erroneamente accomunato al fatalismo, in realtà il Karma dipende proprio da noi, dalle nostre azioni e dalle nostre scelte.

Le linee del nodo infinito ci ricordano di rispettare gli altri, perché ogni azione è connessa con un universo più grande

La legge del cambiamento dice che se ci rifiutiamo di accettare una particolare situazione, purtroppo questa si ripresenterà in continuazione nonostante il nostro rifiuto, fino a quando non sarà il nostro atteggiamento a cambiare perché siamo noi che dobbiamo cambiare, non ciò che ci circonda, la legge del cambiamento dice infatti che la storia ripete se stessa finché non s’imparano le lezioni di cui si ha bisogno per cambiare percorso.

Per fare ciò, come prima cosa dobbiamo imparare dagli errori del passato e renderci conto che il Karma, altro non è che un impulso verso cui proviamo un attaccamento che deve essere trasceso.

Per controllare il Karma bisogna, anzitutto, imparare a controllare le emozioni e a lasciare andare gli attaccamenti

“Tutto ciò che ci infastidisce negli altri può portare ad una maggiore comprensione di noi stessi” diceva Carla Gustav Jung

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